«Questa preziosa bibita che diffonde per tutto il corpo un giocondo eccitamento, fu chiamata la bevanda intellettuale, l’amica dei letterati, degli scienziati e dei poeti perché, scuotendo i nervi, rischiara le idee, fa l’immaginazione più viva e più rapido il pensiero». Così Pellegrino Artusi descrive e celebra il caffè nel suo fondamentale scritto “La scienza in cucina e l'arte di mangiare bene”.
Un filo rosso unisce il caffè al mondo dell'arte, della letteratura in particolare. Un tempo, quando non esistevano editori, la selezione era affidata alla cosiddetta società letteraria, un sodalizio spontaneo di scrittori che per uno di quegli strani patti, né scritti né detti, si davano mutuo consiglio e sostegno. E lo facevano riunendosi presso salotti, librerie ma soprattutto caffè. Non è difficile immaginare che alcune tra le più belle pagine della letteratura di sempre siano state scritte sui tavolini dei bistrò parigini o sotto i pergolati delle caffetterie romane, dove accanto a tazze fumanti, l'inchiostro su fogli bianchi dava corpo e vita a eroi ed eroine destinate all'immortalità dei libri. È per dare continuità a questa tradizione di “connivenza” tra caffè e letteratura che Moak promuove dal 2000 il Caffè Letterario Moak, un concorso nazionale di narrativa che promuove giovani artisti talentuosi o veterani della scrittura.
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